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Giorno zero

Written by:

adelina

in CORONAVIRUSDIARYSTORIES
La mia vita ai tempi del coronavirus.

Finalmente il lavoro da remoto per il mio compagno è arrivato. Qui sembrano molto indietro, nonostante siano convinti di essere il cuore dell’Europa.

La convinzione che “al Nord” si stia meglio non è poi così veritiera, da quel che sto vedendo io.

Ma lasciando stare le polemiche, la sveglia oggi è suonata come al solito, molto presto, e come al solito ho faticato ad alzarmi. Andrea è andato al lavoro, e poco dopo essere giunto in ufficio mi ha informata della possibilità di lavorare da casa. Così, con l’autobus delle 9:30 del mattino e ritornato a casa verso le 10:20, per concludere la giornata di lavoro, con monitor sotto braccio.

Oggi posso dire di essere stata felice, perché sapere che lui sarà a casa, al sicuro, lontano dai bus e da possibili mine virali vaganti, mi tranquillizza.

Abbiamo un salotto abbastanza grande, condiviso con la cucina, lui lavora tra il tavolo da pranzo e un mobile che normalmente io uso per fare scrapbooking (così si alterna tra stare seduto e in piedi), mentre io “lavoro” alla scrivania.

La giornata prosegue silenziosa, avvolta nella luce del Sole che filtra dalla finestra, anche se per metà, visto che teniamo la tenda oscurante semi-abbassata. L’ambiente viene riscaldato e si sente un bel tepore, particolare alquanto importante, visto che durante tutto l’inverno e gli inizi di Marzo, le temperature erano semi-artiche e il nostro corpo stava iniziando a dimenticarsi dell’esistenza della vitamina D.

Io mi sono ascoltata Radio24 come al solito, e ogni tanto mi sono alzata a fare due passi. Ho preparato una tisana intorno a metà mattinata, dopotutto anche se il Sole picchia fa comunque freschetto, e una calda tisana fa sempre bene, per noi è una buona e sana abitudine.

Per pranzo abbiamo finito l’avanzo di insalata di patate della sera prima, e ho preparato una veloce pasta alle zucchine, fusilli integrali della Molisana, per fortuna al negozietto dove facciamo spesa arrivano prodotti italiani.

Il pomeriggio è proseguito come la mattina, tra un caffé dopo pranzo, “Un giorno da pecora” di Radio Rai 1, tra il lavoro per lui, e “Project Euler” per me.

Dopo la fine della giornata lavorativa, Andrea mi ha detto che anche qui si sono tutti dati alla spesa folle (a detta del suo capo ufficio), vista la dichiarazione del governo della chiusura di scuole, bar e ristoranti. Non ho capito questa folle necessità di correre a fare scorta, nonostante i governi sottolineano che supermercati e alimentari, come negozi di beni di prima necessità, rimangono aperti. Comunque, nonostante gli sforzi di far capire, nessuno qui ha capito, come anche in Italia, ecco perché il detto “Il mondo è paese” oggi è attuale più che mai.

Noi abbiamo valutato attentamente il da farsi e abbiamo saggiamente deciso di non uscire a fare spesa anche noi, ma di rimandarla a domani mattina, ovvero sabato, quando avranno tutti finito di svaligiare i supermercati.

Durante la cena, a base di riso in bianco con un filo di olio evo, prezzemolo fresco e parmigiano, abbiamo visto “Capitan Mutanda” su Rai Play, un cartone per ragazzini molto divertente.

La sera siamo stati a lavorare ai nostri progetti, io principalmente a risolvere problemi su Hackerrank mentre Andrea a sviluppare un giochino su Android a cui abbiamo pensato nei giorni precedenti.

Siamo andati a letto più tardi del solito consapevoli del fatto che ci aspetta un weekend lungo e faticoso, tra spesa da fare e quarantena da rispettare. Per noi non è un grande problema la quarantena, al momento volontaria (visto che grossi divieti di spostarsi non ci sono), perché siamo molto per i fatti nostri in generale, non incontriamo mai nessuno. Non abbiamo amici qui.

Ci facciamo a turno una doccia calda e rinfrescante verso mezzanotte e poi ci corichiamo. Lui crolla quasi subito, dopo aver giocato un po’ al telefono, mentre io passo parecchie ore sveglia, non riesco mai a prendere sonno.

Questa notte ho riflettuto molto su tutto quello che sta succedendo, sul fatto che siamo lontani dalle nostre famiglie, siamo in un paese straniero che non ci ha fatto una buona impressione, speriamo di poter ritornare a casa presto.

In tanti mesi i miei pensieri, le mie idee sono state stravolte dalle esperienze vissute qui. Non ho mai creduto molto in me stessa, e dopo qualche episodio negativo in questa fase della mia vita e in questo luogo, ho smesso di crederci ancor di più per un certo periodo. Questo periodo è durato molto poco per fortuna, ho preso in mano la mia vita e ho iniziato ad imparare quello che mi interessa da sola, senza dover dimostrare le mie capacità a nessuno.

Nella vita si incontrano sempre persone convinte di avere ciò che secondo loro tu non hai, persone che riescono a farti dimenticare chi sei, quali potenzialità hai e soprattutto i tuoi obiettivi. Riprendersi da questo momento buio che ho vissuto è stata l’esperienza migliore vissuta da quando sono in queste terre straniere.

Buonanotte, a presto.